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 Komitas Piano Project

 Piano Works 1906 -1911

Nato in questi ultimi anni di studio e di ricerca sulla tradizione musicale armena, il "Komitas Piano Project" si propone di divulgare e far conoscere, sopratutto al pubblico occidentale, la straordinaria figura di Vardapet Komitas, diventato icona e simbolo identitario del popolo armeno.

Il concerto proposto è un viaggio antico e spirituale che mette in scena una parte dell'opera pianistica di Komitas, che lo ha visto protagonista di un singolare processo di riproposta del repertorio tradizionale armeno su uno strumento 'occidentale' come il pianoforte. Ritenuto tra i pionieri dell'etnomusicologia, Komitas ha incentrato la sua vita nella continua ricerca e documentazione del ricco repertorio tradizionale dell'intero Caucaso e della divulgazione di quest'ultimo sopratutto in Occidente. Le sue vicende, che lo hanno visto coinvolto in prima persona in quello che è stato il Genocidio Armeno, hanno reso la sua figura e la sua imponente opera un pilastro portante per la memoria storica, l'identità e la cultura del popolo armeno. 

Nel repertorio presentato, che tratta le opere scritte tra il 1906 ed il 1911, trovano spazio le "Sei danze" in cui Komitas riporta sul pianoforte le diverse ritmiche provenienti dai vari luoghi dell'Armenia e gesti di strumenti tradizionali come il tar, il dhol e lo shvi; i "12 Pezzi per bambini" scritti sulla falsariga dei "Children's Corner" di Debussy ed ideati non solo per scopo didattico ma anche divulgativo e le "Sette canzoni" che ripercorrono con attenzione particolare all'aspetto timbrico le melodie di antiche canzoni tradizionali.

A chiudere il concerto "Nairi", la suite scritta da Francesco Di Cristofaro in omaggio a Komitas e al mondo musicale armeno.

Il "Komitas Piano Project" è stato pubblicato su disco nel 2019 dall'etichetta italo-giapponese DaVinci Classics.

 

Vardapet Komitas (1869-1935) è stato un religioso, musicologo, etnomusicologo e compositore, considerato il padre della moderna musica armena.

Nato il 29 Settembre 1869 in Anatolia con il nome di Gevorgi Soghomonian, ebbe un infanzia difficile. Divenne orfano nel 1881 e fu iscritto al seminario di Echmiadzin. Nel 1890 fu ordinato monaco con il nome di Komitas e ordinato Vardapet, dottore in teologia. Durante gli anni di seminario, Komitas ebbe l’occasione di studiare oltre alla musica liturgica anche l’antica notazione del canto armeno, sviluppando parallelamente un forte interesse per le musiche tradizionali. La propensione per il canto lo portò ad essere una delle migliori voci della sua città. Completati gli studi si trasferì a Berlino dove studiò con Richard Schmidt presso l’Università Kaiser Friedrich Wilhem ottenendo il titolo di Dottore in Musicologia. Nello stesso periodo tenne una serie di conferenze sulla musica popolare e liturgica armena presso l’International Musical Society. L’interesse sempre maggiore per l’etnomusicologia lo portò a viaggiare per lunghi anni da villaggio a villaggio, registrando, analizzando e collezionando oltre tremila melodie e ritmiche tradizionali provenienti dai territori armeni, curdi, persiani e turchi. Grazie a questo lavoro di ricerca riuscì a salvare dall’oblio quest’immenso patrimonio immateriale facendolo conosce sopratutto al pubblico europeo.

Tra i suoi lavori più significativi per la cultura armena troviamo la “Divina Liturgia” (Badarak), ancora oggi utilizzata durante i riti liturgici della chiesa apostolica armena. Il lavoro di Komitas, tra repertorio sacro e profano, fu ogetto di scontro con le gerarchie ecclesiastiche armene così da decidere di trasferirsi, nel 1910, a Costantinopoli. La sua continua attività di diffusione dell’identità e della cultura armena fu vista come una forte minaccia dai turchi, così il 24 Aprile del 1915, con l’inizio del Genocidio armeno, fu tra i primi ad essere arrestato e deportato a Cankiri, nell’Anatolia centrale. Successivamente fu rilasciato grazie all’intervento di una serie di intellettuali turchi e francesi dell’epoca e riportato a Costantinopoli. Dopo aver assistito alle marce della morte, allo sterminio del suo popolo e alla distruzione di tutto il suo lavoro di ricerca degli ultimi decenni, Komitas cadde in una profonda depressione. Nel 1919 fu trasferito nell’ospedale psichiatrico “Vil -Jouif” di Parigi dove trascorse gli ultimi anni della sua vita fino alla morte avvenuta il 22 Ottobre 1935. Le sue spoglie furono portate l’anno seguente a Yerevan. Ammirato da molto musicisti europei come Gabriel Fauré, Camille Saint-Saens e sopratutto da Claude Dabussy, Komitas è stata una figura centrale per la storia armena; grazie alle sue ricerche gran parte della cultura, della lingua e della musica armena non è andata persa per sempre, diventando pilastro per la rinascita del popolo armeno.

È considerato un martire del genocidio.

Per approfondimenti puoi leggere l'articolo:  Francesco Di Cristofaro, Vardapet Komitas: tra identità e memoria storica del popolo armeno, in "D.A.T ", anno IV, n.7,  Ottobre 2020 pp.36-55 

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Programma

-   Six dances for piano  (Vardapet Komitas) 1906

     I    Yerangi

    II   Ounabi

    III  Marali

    IV  Shushiki

    V   Yet-araj

    VI  Shoror

 

 

Seven Songs (Vardapet Komitas) 1911

    I      Semplice

    II     Dolente

    III   Allegro non troppo

    IV   Allegretto semplice

    V    Comodo

    VI   Nobile

    VII  Allegrezza

- Twelve Children's Pieces on Popular Themes  (Vardapet Komitas)

 

 

-  Nairi  (Francesco Di Cristofaro)

    I     Vorotan

    II    Aras

    III   Azat

    IV   Debed

    V    Akhrian

    VI   Aghstev

    VII  Aras II

 

 

                                                                                           "...Un disco emozionante e evocativo. Un atto d’amore verso la tradizione armena."

 

M.Ricciuti - Iniziativa Repubblicana

"...un’onesta, ispirata e intrigante proposta discografica che focalizza un universo sonoro fascinoso da non trascurare." 

C.De Rosa - Bloogfolk

 "...Il pianista italiano Francesco Di Cristofaro dimostra qui di sapersi perfettamente calare nel mondo poetico, cosi instriso di spiritualità di Komitas..."

F.Focosi - Kathodik

"...Le esecuzioni del Di Cristofaro di Padre Komitas curate nei dettagli e di grande resa esecutiva hanno convito e coinvolto il numeroso pubblico presente per questa prima assoluta. I brani si sono susseguiti in uno svolgimento molto concreto e di forte impatto, dove i tempi corti dei vari brani hanno chiaramente messo in evidenza le capacità e il lessico musicale di Komitas. Molto belle anche le esecuzioni dei brani originali a lui dedicati dal Di Cristofaro, in linea con la musica proposta dall’autore oggetto del Recital pianistico..."

M.Cerrito - Scarlattiuberalles

Exodus In Three Parts

experimental // dance // historical // sci-fi

Exodus in Three Parts is a short experimental film that explores the Armenian identity in its many diasporic complexities. Exodus, the first of the three parts, depicts the historical events of the twentieth century including the Armenian Genocide by the Ottoman Turks in 1915 and the Sovietization of Armenia. This Sovietization would eventually lead to a severe economic crisis at its collapse. The exploration of identity continues into the second part, which alludes to the term Sky Blue—a term used to vilify queerness. The character stands as a resistance to cultural conservatism; submerging in the term and existing within its confines. The last part, Farewell, depicts the personal battle between acceptance and rejection. Through dance, the character embraces the past and looks to the future.

Directed by Hrachya Sargsyan

Music by Francesco Di Cristofaro 

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